Prestiti meno cari per le imprese

Dalla Regione 3,4 milioni per ridurre il peso degli interessi. Fino a 1,6 punti in meno rispetto ai tassi di mercato. Lo stanziamento in due tranche. Domande fino al 30 aprile

Prestiti bancari meno cari per le imprese agricole emiliano-romagnole grazie al sostegno finanziario della Regione. Lo prevede un bando approvato dalla Giunta di Viale Aldo Moro che mette a disposizione un “tesoretto” di 3,4 milioni di euro per la concessione di contributi in conto interessi per alleggerire il costo dei finanziamenti a breve e a medio termine concessi dagli istituti di credito per far fronte alle spese varie legate all’ordinaria gestione aziendale (acquisto di concimi, sementi, carburanti, affitto terreni, ecc.) fino alla vendita dei prodotti. Una significativa iniezione di risorse che, in base ad una prima stima, consentiranno di attivare un volume complessivo di investimenti pari a circa 220 milioni di euro, indirizzata alle imprese agricole con particolare riferimento a quelle che nel biennio 2018-2019 hanno beneficiato di contributi per danni da calamità e/o aziende ortofrutticole con superficie minima di 2 ettari, oltre a quelle condotte da giovani con meno di 41 anni di età o situate in zone svantaggiate (come ad esempio quelle montane).

La dotazione finanziaria del bando – che si avvale dell’intermediazione degli Agrifidi, gli organismi che assistono le imprese agricole nei rapporti con il sistema bancario – è articolata in due tranche: la prima, di importo pari a 1 milione di euro, è destinata al concorso nel pagamento degli interessi sui prestiti a breve (fino a 12 mesi); la seconda e più sostanziosa tranche di 2,4 milioni di euro sarà invece utilizzata per l’erogazione dei contributi sui prestiti a più lunga scadenza (da 12 fino a 36 mesi) fino ad massimo di 800 mila euro per ciascun anno del triennio 2020-2022.

Le domande di contributo vanno presentate entro il 30 aprile 2020 all’Agrifidi di appartenenza e all’istituto bancario prescelto utilizzando l’apposita modulistica allegata alla delibera di approvazione del bando. La ripartizione tra gli organismi di garanzia del plafond di risorse a disposizione sarà effettuata in base all’ammontare delle richieste pervenute agli stessi Agrifidi.

Importo dei prestiti e riduzione dei tassi di interesse

L’importo dei prestiti varia da un minimo di 6 mila ad un massimo di 150 mila euro per azienda nel caso del credito a breve termine e da 12 mila a 500 mila euro per il credito a medio termine. L’ammontare dei finanziamenti richiesti da ciascuna azienda è invece calcolato in base a determinati parametri aggiornati annualmente che fanno riferimento al tipo di coltivazione o al numero dei capi allevati in azienda.

L’abbattimento del tasso di interesse reso possibile dal contributo regionale varia a seconda della tipologia del finanziamento bancario e dell’identikit delle imprese agricole. Per i prestiti a breve si va da un minino di 1,30 punti percentuali in meno rispetto ai tassi ordinari di mercato per la generalità delle aziende fino ad un massimo di 1,50 punti per le imprese guidate da giovani under 41 e quelle situate in zone svantaggiate. Taglio dei tassi fisso di 1,60 punti per i prestiti da 12 a 36 mesi di durata.

L’istruttoria delle domande effettuata dagli Agrifidi

L’istruttoria delle domande è affidata agli stessi Agrifidi, che dovranno approvare le graduatorie finali entro il 31 maggio prossimo. Per stabilire l’ordine di ammissibilità delle richieste nel caso dei prestiti di breve durata saranno applicati nell’ordine i seguenti criteri di priorità: imprese che nel biennio 2018-2019 hanno beneficiato di contributi per danni da calamità e/o aziende ortofrutticole con superficie minima di 2 ettari; imprese condotte da giovani o situate in zone svantaggiate.

Invece nel caso del credito a medio termine l’ordine di precedenza è determinato dal punteggio complessivo calcolato dalla somma dei seguenti parametri: aziende ortofrutticole con superficie minima di 2 ettari (5 punti); imprese che hanno beneficiato nel biennio 2018-2019 di contributi per danni da calamità (4); imprese giovanili (2) o ricadenti in zone svantaggiate (1). Nessun punto negli altri casi. A parità di punteggio viene data la precedenza all’ordine di presentazione delle domande.

I requisiti per ottenere gli aiuti

Per candidarsi ad ottenere i contributi le imprese devono esercitare in forma prevalente l’attività agricola, essere iscritte all’apposita sezione della Camera di commercio e all’Anagrafe regionale delle aziende agricole. Inoltre devono presentare un bilancio o conto economico in equilibrio e essere in regola con i versamenti contributivi, previdenziali e assistenziali. Gli aiuti saranno concessi con la formula de minimis, cioè con un tetto di 20 mila euro nell’arco dell’ultimo triennio per ogni singola azienda.

In 350 al convegno APIMAI

Giovedì 16 gennaio a Fosso Ghiaia 350 agricoltori hanno partecipato al convegno su “Macchine agricole & Previsioni economiche annata agraria 2020”

Erano trecentocinquanta gli agricoltori a La Campazza di Fosso Ghiaia per il convegno “Macchine agricole & Previsioni economiche annata agraria 2020” organizzato da Apimai Ravenna con la collaborazione del costruttore Krone, tedesco leader mondiale nel settore delle macchine per la fienagione. “Abbiamo organizzato l’incontro per rispondere a due quesiti fondamentali per ogni agricoltore”, ha detto il direttore Roberto Scozzoli aprendo i lavori. “Prima di tutto quale potrebbe essere l’andamento dei prezzi di mais, grano, soia e fieno nel 2020. L’altro tema invece è la meccanizzazione agricola con i trattori vecchi da revisionare da una parte e quelli nuovi dall’altra”.

Dei mezzi agricoli datati ha parlato Vincenzo Laurendi di Inail (si veda l’articoli a pagina 2), mentre gli ingegneri di Federunacoma (la federazione dei costruttori di mezzi agricoli) Lorenzo Iuliano e Domenico Papaleo hanno spiegato l’omologazione europea (la cosiddetta “Mother regulation”), illustrando, in modo particolare, le maggiori masse rimorchiabili dei nuovi rimorchi. Roberto Scozzoli ha parlato di permessi di circolazione mentre l’ispettore della Polizia stradale di Ravenna Denis Maccolini ha richiamato tutti alle responsabilità nel circolare in strada con un trattore.

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Dopo aver parlato di temi delicati quali la sicurezza sui trattori, le sanzioni per chi non rispetta il codice della strada, i permessi di circolazione e la revisione, l’aria è cambiata aprendo il capitolo “Previsioni economiche per l’annata agraria 2020”. Angelo Frascarelli dell’Università di Perugia ha parlato della prossima Pac, la Politica agricola comune e di Green Deal europeo (si veda a pagina 2), Gianluca Bagnara di Aife – Associazione Italiana Foraggi Essiccati, ha affrontato temi di geopolitica (“materia da conoscere per presentarsi preparati sui mercati internazionali“), di clima e consumatori (“che vorranno sempre più prodotti certificati e salubri), Alberto Lipparini di Assosementi ha fotografato il settore sementiero concludendo che oggi “45mila ettari dedicati in Italia alla medica da seme sono troppi se non si garantiscono produzioni di qualità. Occorre impiegare seme certificato e programmare le produzioni applicando l’accordo interprofessionale”.

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Si è poi parlato del mercato mondiale dei cereali, oggi diretto da un mix di algoritmi e intelligenza artificiale, con un coinvolgente Andrea Cagnolati di Grain Service che ha provato a dare dei consigli, per esempio “ci sono le condizioni per una ripartenza dei cereali sui mercati internazionali; non trascurare le potenzialità delle oleaginose; puntare su nuovi prodotti ma attenzione ai costi; incrementare la cultura finanziaria per saper leggere i mercati; lavorare per filiere che esportano; seguire le nuove tecnologie perché avranno un enorme impatto, anche solo perché abbatteranno le commissioni bancarie”.

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Le conclusioni del convegno sono state fatte dal presidente di Apimai Roberto Tamburini e dagli onorevoli Franco Manzato e Jacopo Morrone. “Il concetto di agricoltura è cambiato, il risultato economico deve andare di pari asso con la salubrità del prodotti e il rispetto dell’ambiente. All’agricoltura non basta più essere di precisione, multifunzionale o verde, deve essere smart. Per essere intelligente le servono servizi agromeccanici professionali, possibili solo se certificati attraverso un albo dei contoterzisti, e serve una politica che non scarichi sui ‘soliti noti’ il peso degli investimenti necessari. E per ‘soliti noti’ intendo gli agricoltori”.

L’onorevole Franco Manzato, sottosegretario all’agricoltura con l’ex ministro Centinaio, confida: “I mercati mondiali chiedono all’Italia prodotti e ambiente di qualità. Per questo occorre sostenere economicamente il rinnovamento del parco macchine e far rientrare i servizi agromeccanici nei Piani di sviluppo rurale. Perché se puntiamo a prodotti di qualità, anche i servizi dei contoterzisti devono essere di qualità”. “Salvare l’agricoltura non ha colore politico – ha concluso il deputato di Forlì della Lega Jacopo Morrone – ciò che in fondo conta è che i posti chiave siano occupati da persone preparate e di buon senso, capaci di fare politica agricola”.

Albo agromeccanici, l’appello di APIMAI

La Romagna agromeccanicca chiede l’Albo regionale

Appello di Apimai Ravenna all’assessore Caselli di istituire un albo regionale dei contoterzisti affinché sia riconosciuta la professionalità degli incarichi agromeccanici

RAVENNA – Ravenna è la prima provincia agricola d’Italia per valori occupazionali (il 30% delle aziende agricole della regione è ravennate) e per numero di operatori (quasi 19.000, soprattutto italiani, il 75%, e qualificati). In questo contesto, da oltre 70 anni, si muove Apimai Ravenna (Associazione Provinciale Imprese Meccanico Agricole Industriali) che raggruppa 180 aziende portando loro servizi tecnici, fiscali e amministrativi. Ora queste aziende chiedono di disporre di un albo regionale degli agromeccanici.

Sabato scorso l’associazione ha colto l’occasione della sua assemblea annuale per chiedere a gran voce all’assessore regionale dell’agricoltura Simona Caselli di istituire un albo degli agromeccanici dell’Emilia-Romagna che riconosca la professionalità degli incarichi agromeccanici: “sulla scia di quanto già realizzato in altre regioni come la Lombardia. Esiste già un albo dei forestali, che di fatto sono dei contoterzisti, perché non dovrebbe essercene uno dei terzisti in agricoltura?”, si è chiesto Roberto Scozzoli nella duplice veste di il direttore di Apimai Ravenna e direttore tecnico di UNCAI, aggiungendo che “un mese e mezzo fa un perito non voleva liquidare un danno perché non credeva che l’agromeccanico non avesse una sua qualifica professionale”.

Il mondo del contoterzismo viaggia di pari passo con quello degli agricoltori. Difficoltà e problematiche sono le medesime, eppure non riusciamo ad entrare nei tavoli verdi”, ha aggiunto il presidente di Apimai Roberto Tamburini. Ricordando che, almeno a parole, tutti riconoscono la necessità di un contoterzismo qualificato in agricoltura: “la sfida della sostenibilità e della redditività in agricoltura passa dai contoterzisti e dalla loro capacità di introdurre delle innovazioni tecniche e tecnologiche importanti nei processi produttivi e soprattutto la flessibilità necessaria alle aziende agricole per non cedere ai chiari di luna dei mercati e del meteo”. Biologico, minima lavorazione, colture specializzate piuttosto che estensive, tracciabilità di processo: ogni scelta richiede investimenti e diventa meno rischiosa e la gestione economica più sicura quando interviene sul campo un contoterzista qualificato.

L’incontro è stato chiuso dal presidente nazionale dei Contoterzisti UNCAI Aproniano Tassinari: “In ogni occasione raccogliamo solo elogi ai contoterzisti. UNCAI è anche artefice di un grande cambiamento in agricoltura: per primi abbiamo capito che non bastava lavorare tutti i giorni nei campi con gli agricoltori, occorreva anche collaborare alla costruzione di una visione comune. Così abbiamo insistito affinché nascesse una partnership con Confagricoltura, un cambiamento subito imitato da altri, e che ci auguriamo porti al pieno riconoscimento del ruolo dei contoterzisti quali professionisti in grado di portare sostenibilità economica, sociale e ambientale al settore”.

Sono intervenuti all’assemblea anche: Roberto Fagnani (assessore ai lavori pubblici e alle infrastrutture di Ravenna) Daniele Gambetti (Presidente dei dottori agronomi e forestali di Ravenna), Roberto Fantoni (Presidente Consorzio Apimai Servizi), Giuliano Oldani (Presidente Contoterzisti UNCAI di Milano, Lodi, Como Varese), Rossano Remagni Buoli (Vice Presidente dei Contoterzisti UNCAI di Cremona), Stefano Francia (Presidente Agia-Cia Agricoltori Italiani e Presidente Condifesa Ravenna), Danilo Verlicchi (Direttore Confagricoltura Ravenna), Nicola Dalmonte (Presidente Coldiretti Ravenna).

Sponsor dell’incontro il Consorzio agrario dell’Emillia, il rivenditore di mezzi agricoli Raggi (John Deere) e Progetto Romagna di Italiana assicurazioni.

Il Resto del Carlino intervista Gabriele Carapia

“Produzioni in calo, colpa delle piogge”

Minori quantità di frumento, frutta e colture orticole. Anche i prezzi ne risentono. Intervista a Gabriele Carapia su il Resto del Carlino del 23 settembre 2019

In attesa che la vendemmia entri a pieno regime in questo periodo dell’anno è possibile delineare, per la Bassa Romagna, un primo bilancio dell’annata agricola. Se nel 2018 di questi tempi si parlava di una stagione caratterizzata da luci e ombre con alcuni settori in cui l’andamento dei prezzi si era rivelato discreto, quest’anno lo scenario non appare dei più entusiasmanti. Come spiega l’imprenditore agricolo di Lavezzola Gabriele Carapia, che è anche contoterzista ed ha ricoperto fino a qualche anno fa la carica di presidente di Apimai: “partendo dai cereali e in particolare dal grano sia tenero che duro, assistiamo a un calo della produzione che si attesta attorno al 30%. Non bastasse questo, dobbiamo fare nello stesso tempo i conti con un calo del prezzo”.

Qualche cifra?

“Lo scorso anno mediamente si producevano dai 65 ai 70 quintali a ettaro, mente quest’anno la produzione si attesta attorno ai 50-60 quintali. A livello invece di prezzo di conferimento, siamo al di sotto dei 20 euro al quintale, a fronte ad esempio degli oltre 30 euro di 2-3 anni fa”.

E il mais?

“Stiamo effettuando proprio i questi giorni la sua trebbiatura ed anche in questo caso, come del resto si sta registrando con il sorgo, la produzione è in calo mediamente del 30%”.

Passiamo alle orticole.

“Per quanto concerne le cipolle, oltre ai minori quantitativi prodotti, si è dovuto fare i conti con la batteriosi. Il prezzo, che nel 2018 oscillava tra i 24 e i 27 centesimi al chilo, è ancora da definire, ma si annuncia anch’esso in ribasso”.

E le patate?

“Anche la loro produzione registra una flessione, così come il prezzo, che però non sembra essere di molto inferiore a quello della scorsa annata”.

Infine i pomodori, con “una fortissima flessione, intorno al 30-40% dei quantitativi prodotti. Una delle poche note positive è legata al suo prezzo al quintale, che si annuncia pari a 82 euro, a fronte dei circa 78 euro del 2018”.

Il foraggio, invece, come sta andando?

“Il primo taglio dell’erba medica si è rivelato abbastanza produttivo, mentre la produzione da seme della stessa registra un importante flessione. Il prezzo sembrerebbe in lieve aumento rispetto al 2018”.

Un cenno alle bietole da seme?

“Produzione in calo anche in questo caso”. Infine la frutta… “Anche qui non sono mancati i problemi, soprattutto per la presenza della cimice asiatica,insetto che ha attaccato, per fortuna solo in parte, peschi, peri e kiwi arrecando, in diversi casi, danni irreparabili”.

Insomma, un calo della produzione che sembra non aver risparmiato la maggior parte delle colture.

“A mio avviso la causa di questa diminuzione a livello di quantitativi è da imputare alle piogge che hanno contraddistinto buona parte dello scorso mese di maggio. Purtroppo, quella che va archiviandosi, è una delle peggiori, se non la più negativa, dell’ultimo decennio”.

Luigi Scardovi

Patrocinio UNCAI all’Osservatorio Smart AgriFood

Tassinari: “Con le tecnologie digitali siamo sulla soglia di una nuova conoscenza in agricoltura. L’Osservatorio Smart AgriFood favorisce il difficile mix di competenze e l’approccio collaborativo necessari”

Algoritmi, sensori, interconnessione di macchine e attrezzature (Internet of Things): le tecnologie digitali sono una parte sempre più rilevante della filiera agro-alimentare. Per sfruttarle al meglio è però richiesto un difficile mix di competenze e un approccio collaborativo e trasversale inedito in agricoltura. Da questa riflessione nasce il Patrocinio di UNCAI all’Osservatorio Smart AgriFood della School of Management del Politecnico di Milano e del Laboratorio RISE (Research & Innovation for Smart Enterprises) dell’Università degli Studi di Brescia.

“Per l’Osservatorio Smart AgriFood, il coinvolgimento di tutti gli attori della filiera agroalimentare è essenziale, al fine di poter garantire una pluralità di voci e competenze. I contoterzisti hanno certamente un ruolo chiave, in qualità di attori che possono trainare le imprese agricole verso la trasformazione digitale. Siamo dunque particolarmente soddisfatti dell’accordo di patrocinio raggiunto con UNCAI, uno degli attori che ci ha dato fiducia sin dal primissimo anno di attività dell’Osservatorio”, afferma Andrea Bacchetti, Direttore dell’Osservatorio Smart AgriFood.

“Siamo sulla soglia di una nuova conoscenza in agricoltura che porterà un maggiore controllo sulle attività, sui processi, sui prodotti e sugli attori della filiera”, aggiunge il Presidente di UNCAI Aproniano Tassinari. “Attraverso le tecnologie 4.0 è possibile raccogliere una mole di dati prima inimmaginabili e trasformarli in informazioni utili per aumentare il valore della filiera e avviarci sulla strada di una intensificazione sostenibile delle produzioni. Occorre però ridisegnare i processi, i macchinari, le metodologie di lavoro e le attività. Un percorso complesso e lungo che si deve avvalere di nuove professionalità e competenze. UNCAI ha subito creduto nell’attività e negli obiettivi dell’Osservatorio Smart AgriFood, riconoscendo in esso un solido punto di riferimento in Italia per comprendere in profondità le innovazioni digitali che stanno trasformando la filiera agro-alimentare. Per questo motivo partecipiamo volentieri ai lavori e alle ricerche dell’Osservatorio sin dalla sua costituzione. Con il Patrocinio viene riconosciuto il lavoro bello e intenso che abbiamo condiviso e ci sentiamo ancora di più incaricati della responsabilità che l’agricoltura 4.0 e il pensiero digitale faccia breccia tra i Contoterzisti agromeccanici del nostro Paese”.

Caporalato: prima tutelare gli onesti

Sottosegretario Pesce: “Ecco gli interventi per tutelare aziende e lavoratori”

“Abbiamo presentato azioni e impegni concreti alla filiera per un intervento di sistema. Per noi è fondamentale garantire il rispetto dei diritti dei lavoratori e allo stesso tempo tutelare migliaia di aziende oneste che subiscono la concorrenza sleale di chi fa ricorso al caporalato. C’è stata una forte sintonia sul programma che ora verrà indirizzato al Tavolo di contrasto al caporalato come contributo e da cui deriverà il vero lavoro di attuazione”.

Lo ha dichiarato Alessandra Pesce, Sottosegretario del Ministero delle Politiche agricole alimentari, forestali e del turismo in occasione della seconda riunione del gruppo di lavoro “Filiera produttiva agroalimentare, prezzi dei prodotti agricoli”, coordinato dal Mipaaft, che rientra all’interno del Tavolo nazionale sul caporalato che ha l’obiettivo di redigere il Piano triennale di lavoro di azioni volte alla prevenzione e al contrasto del fenomeno.

All’incontro, che si è tenuto mercoledì 5 giugno, presieduto dal Sottosegretario Pesce, hanno preso parte i rappresentanti delle principali realtà del settore interessate, tra cui organizzazioni di categoria, parti sociali, Grande distribuzione organizzata e anche degli enti collegati al Ministero, Ismea ed Agea.

Le aree prioritarie di riflessione e di intervento individuate sono:

  • contrasto alle pratiche sleali di mercato
  • semplificazione delle norme relative al sistema agricolo e agroalimentare
  • mercato del lavoro agricolo trasparente
  • rafforzamento delle politiche di filiera
  • miglioramento dell’organizzazione e dell’aggregazione delle imprese agricole.

A questo si aggiunge l’obiettivo di costante monitoraggio e misurazione dell’effettivo costo dell’illegalità che viene pagato da aziende oneste, lavoratori sottopagati e sistema Paese.

“Non c’è dubbio che dobbiamo affrontare il tema dell’equa distribuzione del valore – ha aggiunto il Sottosegretario – così come è urgente dare risposta alla mancanza di manodopera che si segnala da più parti in coincidenza in particolare con i picchi stagionali. C’è il tema burocrazia, che dobbiamo affrontare ad esempio anche attraverso l’interoperatività dei database delle istituzioni da Agea fino al ministero dell’interno, del lavoro, dell’Inps o Inail. Ci sono molti fronti da presidiare, ma si sta mettendo in campo un forte lavoro di squadra tra istituzioni, organizzazioni e associazioni della filiera intesa dal lavoratore al consumatore”, ha concluso Pesce.

Rifiuti, scadenza: 22 giugno

Rimangono soggette all’adempimento relativo ai rifiuti agricoli le imprese non agricole

Con D.P.C.M. del 24 dicembre 2018, pubblicato sul Supplemento ordinario alla Gazzetta ufficiale del 22 febbraio 2019, sono stati definiti soggetti, modulistica e istruzioni per la presentazione della dichiarazione ambientale (MUD) relativa ai rifiuti entro il 22 giugno 2019.

Tra le principali novità si registra l’abolizione del formato cartaceo e della spedizione postale della Comunicazione Rifiuti semplificata e della Comunicazione Rifiuti urbani, assimilati e raccolti in convenzione. Tutta la procedura, quindi, dovrà avvenire in modalità telematica.

Come noto, le imprese agricole, da aprile 2016 risultano esonerate dalla presentazione del MUD. Infatti, la legge 28 dicembre 2015, n. 221 prevede che le imprese agricole di cui all’articolo 2135 del codice civile assolvano all’obbligo di presentazione della Comunicazione Rifiuti compilando e conservando, in ordine cronologico, i formulari d’identificazione dei rifiuti.

Rimangono soggette all’adempimento, invece, le imprese non agricole come i contoterzisti, che devono quindi entro il prossimo 22 giugno presentare il MUD con le nuove modalità telematiche, previo versamento dei diritti camerali.

Per informazioni e per la presentazione della comunicazione annuale, è possibile rivolgersi all’ufficio tecnico di Apimai, tel. 0544 405142 .

Pomodoro, la campagna che verrà

Trapiantatrice di pomodoro

Il prezzo permette di respirare, gli ettari ci sono, ma attenzione a queste piogge. Tamburini fotografa la situazione del comparto Pomodoro in Romagna

Pomodori pelati, triturati, concentrati, conserve, salse, passati, cubettati e succhi: circa l’85% della produzione italiana di pomodoro è destinata alla trasformazione industriale con l’Emilia Romagna in pole position. Qui si producono 2 milioni di tonnellate di prodotto su 4,6 milioni di tonnellate a livello nazionale (il 14% della produzione mondiale). “Il tempo dei trapianti è iniziato, un accordo sul prezzo c’è, ma il meteo anomalo rende incerta la campagna 2019”, illustra il presidente di APIMAI Ravenna Roberto Tamburini.

A causa dell’instabilità del meteo la campagna è iniziata con il piede sbagliato: “La stagione è terribile. Dopo due giorni di lavoro arriva la pioggia e dobbiamo fermarci per tre o quattro giorni. In queste condizioni non si riesce a trapiantare”. Per lavorare con tranquillità occorrerebbero un paio di settimane senza precipitazioni. Invece capita che le pianticelle attendano in azienda il momento giusto per essere trapiantate, e nel frattempo perdono di regolarità. “Quando poi esce il sole, si alza il vento che asciuga”, prosegue il presidente di APIMAI.

Se la situazione meteorologica è anomala rispetto agli anni scorsi, quando nei due mesi di campagna si sono verificate al massimo un paio di fermate per un totale di otto giorni, l’accordo sul prezzo permette ai produttori di respirare: “Con la Italtom di Argenta abbiamo fissato un prezzo base di 86,50 euro a tonnellata”. Un netto miglioramento rispetto ai 79,25 euro del 2018.

Un anno fa il prezzo era insostenibile, eppure nel 2019 in Romagna si registra un aumento degli ettari a pomodoro: “Il prezzo era insostenibile per i produttori, ma il 2018 è stato un anno abbastanza tranquillo. Avevamo piantato meno pomodoro per questo l’industria lo ha cercato subito e non si sono verificati intoppi durante la raccolta, sfasata di una settimana tra il sud e il nord della Romagna. Inoltre, a parte un po’ di batteriosi quando le piantine erano già alte, non abbiamo dovuto affrontare grosse problematiche colturali. Per questo, nonostante il prezzo bassissimo del 2018, quest’anno in Romagna aumenteranno gli ettari a pomodoro”.

Il meteo infame è l’incognita del 2019. “Il rischio sono le malattie. I terreni sempre umidi di queste settimane hanno favorito la risalita del ferretto dagli strati più bassi del terreno fino alla radice delle piante, tagliandole. Un danno che non abbiamo mai avuto”.

Oggi il pomodoro trasformato vale oltre 3,3 miliardi di euro ed è strategico per la sua grande vocazione all’export (nonostante il calo dei consumi interni), essendo uno degli emblemi della cucina italiana nel mondo. “ Il valore del prodotto deve ancora crescere. Per questo serve una filiera più compatta ed efficiente che garantisca nel lungo periodo le condizioni per la sopravvivenza e la competitività del comparto”, conclude Tamburini.

Grano duro, quotazioni in crescita ma insufficienti

Nel nord Italia non conviene coltivare il grano duro. Fantoni: “Siamo ben lontani da una vera valorizzazione del prodotto nazionale”

RAVENNA – Il reale numero di ettari seminati a grano duro nel Nord Italia non si saprà prima di luglio, tuttavia le previsioni parlano di almeno il 10% rispetto allo scorso anno: difficilmente si supereranno i 100 mila ettari nelle regioni del Nord mentre su base nazionale gli ettari saranno poco più di un milione.

“Anche su nostro suggerimento, gli agricoltori della Romagna hanno preferito puntare sul grano tenero. Con le quotazioni attuali nel Nord Italia il grano duro è destinato a essere abbandonato”, spiega il Roberto Fantoni, presidente del Consorzio Apimai Servizi, braccio operativo dell’Unione Nazionale Contoterzisti Agromeccanici – UNCAI. “Anche se nelle ultime settimane il prezzo del grano duro è salito leggermente, attestandosi nelle borse merci di Bologna e Milano intorno ai 230 euro a tonnellata, i livelli sono da miseria”.

Solo nel Sud Italia la situazione è lievemente migliore con quotazioni del grano duro che superano di poco i 250 euro /ton grazie a indici proteici mediamente superiori. “L’industria molitoria dimostra negli ultimi tempi un po’ più di interesse per il prodotto nazionale ma siamo ben lontani da una vera valorizzazione del made in Italy. La soglia minima affinché coltivare grano duro sia remunerativo è però ancora distante e si attesta attorno ai 300 euro/tonnellata per il convenzionale e il doppio per il biologico (600 euro/ton contro gli attuali 450). Al di sotto non c’è convenienza. Inoltre il grano proveniente dal Canada mantiene una quotazione più alta, ben oltre i 280 euro /ton. E le scorte di grano canadese sono tali da prevedere anche per quest’anno un’invasione del cereale di quel Paese”.

Serve uno sforzo della filiera per fissare una quotazione minima non inferiore al prezzo del grano importato e una premialità per arrivare a 300 euro/ton. “Alle condizioni attuali, continueremo a suggerire ai nostri clienti di seminare grano tenero di forza anziché duro. Anche le quotazioni del tenero sono basse (circa 220 euro/ton), ma sono pur sempre meno distanti dal prezzo corretto di 250 euto/ton. Inoltre coltivare grano tenero ha meno spese e oneri e ci sono più garanzie sulla resa, vista la minore esposizione a funghi e allettamento rispetto al duro”, conclude Fantoni.

BILANCIO UE ’21-’27: ACCORDO PER LIFE

Ambiente Europa
La Commissione europea accoglie positivamente l’accordo provvisorio raggiunto dal Parlamento europeo e dal Consiglio sul programma LIFE per l’ambiente e l’azione per il clima nell’ambito del prossimo bilancio a lungo termine dell’Ue per il periodo 2021-2027. Non solo, per il prossimo bilancio a lungo termine dell’UE per il periodo 2021-2027, la Commissione ha proposto di aumentare i finanziamenti LIFE di circa il 60 % (nella scorsa programmazioen 2014-2020 era pari a 3,4 miliardi di euro).
Il finanziamento si concentrerà sulla tutela dell’ambiente, sulla mitigazione dei cambiamenti climatici e sul sostegno alla transizione verso l’energia pulita migliorando l’efficienza energetica e aumentando la quota di energie rinnovabili nel mix energetico. Sarà questo uno degli strumenti che consentiranno all’Unione di raggiungere i suoi obiettivi climatici e di mirare all’impatto climatico zero entro il 2050. Aumentare i fondi del programma LIFE, sottolinea la Commissione, aiuterà l’Europa ad assolvere gli impegni assunti con l’accordo di Parigi e a conseguire gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite.

Il programma LIFE è stato varato nel 1992. Il bilancio per il periodo 2014-2020 è pari a 3,4 miliardi di euro a prezzi correnti. Introdotti nel 2014, i progetti integrati sono progetti su vasta scala volti ad aiutare gli Stati membri a ottemperare alle normative dell’Unione europea (UE) in cinque settori: natura, acqua, aria, mitigazione dei cambiamenti climatici e adattamento ai cambiamenti climatici stessi.

Lo scorso febbraio, sempre tramite il programma LIFE per l’ambiente e l’azione per il clima, la Commissione europea ha deciso di erogare 116,1 milioni di euro a favore di progetti integrati in cinque settori: natura, acqua, aria, mitigazione dei cambiamenti climatici e adattamento agli stessi. I fondi serviranno a sostenere progetti in Austria, Bulgaria, Cechia, Estonia, Finlandia, Grecia, Italia, Portogallo, Slovenia e Ungheria.